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Raffaella Crispino: Vogliamo specchi

Sep 19, 2023

Raffaella Crispino, Il Mutuo Appoggio (Mutual Aid) (still), 2021. Film.

Raffaela Crispino, Il nostro pubblico, 2013. Fotografie dall'archivio MMSU; carte da parati.

Raffaella Crispino, Il Mutuo Appoggio (Mutual Aid) (still), 2021. Film.

Raffaella Crispino, Nous, 2021. Impressioni botaniche su seta, 500 x 140 cm.

Raffaella Crispino, 'Laura, Sarah, Yara, Meredith, Chiara, Melania, Deborah, Veronica, Roberta, Pamela, Marianna, Elisa, Eleonora, Rosaria, Charlotte, Stefania, Donatella', 2019, nail polish, plexiglass, printed paper, cardboard, variable dimensions; Raffaela Crispino

Raffaella Crispino, Il Mutuo Appoggio (Mutual Aid) (still), 2021. Film.

We Want Mirrors – A Journey into the Matrix of Coloniality è la prima mostra personale in Croazia di Raffaella Crispino. La mostra parte da uno sguardo retrospettivo sugli ultimi 15 anni di pratica artistica di Raffaella Crispino, concentrandosi sulla risignificazione dei contesti storici, sociali e politici da lei ricercati. È strutturato come un viaggio attraverso il quale l’artista funge da testimone delle tracce della colonialità che ancora sottende le prospettive occidentali, portando avanti, nel suo lavoro, contro-narrazioni di resistenza ed emancipazione.

L'idea di volere degli specchi riecheggia la celebre citazione dello scrittore di fantascienza polacco Stanisław Lem tratta dal suo libro Solaris (trasposta nel film Tarkovskij del 1972), che Crispino utilizzò per l'opera al neonNon vogliamo altri mondi, vogliamo specchi (2013). Il titolo suggerisce quindi la necessità di una riflessione, sia in senso letterale che metaforico, per esporre la matrice della colonialità che opera nelle relazioni interiorizzate di strutture patriarcali, razzismo e forme di controllo radicate nell’immagine onnicomprensiva della modernità. Attraverso questa prospettiva, le installazioni semplici ma complesse di Raffaella Crispino funzionano come specchi orientati sulle situazioni, che utilizza come base per la ripoliticizzazione e l'esposizione di eventi difficili e traumatici.

La mostra riunisce dodici opere realizzate con diversi media: installazioni, video, fotografie, stampe tessili, carta da parati e testi, mostrando la pratica eterogenea dell'artista. I suoi interessi viaggiano attorno a molti argomenti che affrontano la rinascita quotidiana della violenza e della colonialità: come la riproduzione di immagini coloniali inscritte in un popolare motivo decorativo francese, come nel dipintoSenza titolo (Toile de Jouy) (2015); tracciare uno scambio di beni mondani nel mercato, inSenza titolo (Frutta e verdura),e rappresentare criticamente la questione del femminicidio in corso in Italia attraverso la prospettiva di un negozio di estetista, con l'installazioneLaura, Sarah, Yara, Meredith, Chiara, Melania, Deborah, Veronica, Roberta, Pamela, Marianna, Elisa, Eleonora, Rosaria, Charlotte, Stefania, Donatella(2019) e il videoUna mia folle idea (2019). InSenza titolo (Samia II)(2015), Crispino collega l'eredità coloniale anche alle drammatiche realtà delle migrazioni attuali con un omaggio al corridore somalo Samia Yusuf Omar annegato mentre attraversava il Mar Mediterraneo.

Tra i lavori più recenti: il videoIl mutuo appoggio (Entraide) (2022), che presenta un gruppo di giovani donne che discutono sulle strategie di sopravvivenza peculiari di specifiche piante e sulla teoria del 'mutuo aiuto', ispirandosi alla lettura dell'opera di Silvia Federici. Le loro discussioni si evolvono attorno a discorsi sui fondamenti del capitalismo, del femminismo e dell’agricoltura, che hanno anche ispirato la creazione diNoi (2022), sete stampate a mano che raccontano la storia di come alcuni semi e piante si sono diffusi in tutta Europa con lo sviluppo delle ferrovie. Mentre il lavoro tessileSenza titolo (fusi orari)(2018) svela le fondamenta dei fusi orari consentendo un punto di ingresso nel modo in cui il fascino del viaggio nel tempo ha contribuito a implementare una griglia di confini e privilegi.